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Luigi Pirandello


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PENSACI, GIACOMINO

Pensaci, Giacomino ! segna un importante momento di transizione tra il Pirandello “narratore” e il Pirandello ”drammaturgo”. La dialettica psicologica è quella dei romanzi e delle novelle precedenti e, soprattutto, del Fu Mattia Pascal. L’individuo, il personaggio, si trova stretto in una morsa, o meglio tra due poli tra loro comunicanti: la vita “trappola della morte”, che tenta di imporre le sue ragioni, e la società mediocre, in completo ristagno, e che si propone come immodificabile. Il dramma nasce appunto dall’impossibilità della vita, per sua natura dinamica, di modificare la società.
La sfida è quindi sempre individuale, isolata, e destinata allo scacco.

Il professor Toti, protagonista della commedia, sfida l’ambiente che lo circonda e sposa la giovane Lillina, incinta di un altro. E’ un vecchio stanco che accetta non solo di essere considerato stravagante, ma diventa realmente stravagante. Ma questa “stravaganza” è la vera “normalità”, in quanto deriva da un’istanza umana che mette in discussione le basi arbitrarie della convivenza sociale. Il “menage a trois” è l’unica soluzione ispirata a ragione e a carità.

Come scrisse Adriano Tilgher: “Mai la relatività delle costruzioni umane era stata sostenu-ta con violenza più acerba, più aperta, più lucidamente logica”.

Una problematica simile è quella sviluppata da Brecht nell’ECCEZIONE E LA REGOLA: “Abituatevi a considerare strano tutto ciò che viene presentato come normale, e abituatevi a considerare normale tutto ciò che viene presentato come strano”. Ma per i personaggi pirandelliani il problema si pone in maniera tragica, in quanto insolubile.

La ribellione è sempre, e sempre vuole essere, individuale e non collettiva, proprio perché separa, e vuole separare, condizione umana da condizione sociale. La ribellione manca apparentemente il bersaglio: non è ribellione alla prigione dell’individualità, alla solitudine esistenziale che rende l’uomo impotente, ma si limita a rifiutare e ad irridere le conseguenze di quella condizione umana.

Il professor Toti lotta contro l’ipocrisia e contro l’immoralità ma resta pur sempre fedele ai valori borghesi, tende anzi in qualche misura, a “restaurarli” e, tuttavia, l’ironia crudele della situazione e il candore raziocinante con il quale il personaggio vi si muove dentro, finiscono per incrinare dall’interno la compattezza del mondo com’è, lasciando intravedere un lampo del mondo come dovrebbe e potrebbe essere.

La novella omonima fu pubblicata per la prima volta sul “Corriere della Sera” del 23 feb-braio 1910. Nel 1916 Pirandello elaborò la versione teatrale che fu rappresentata il 10 lu-glio 1916 al Teatro Nazionale di Roma dalla Compagnia di Angelo Musco.

Nel 1936 fu realizzato un film diretto da Gennaro Righelli.

L’opera è stata tradotta e rappresentata in quasi tutti i paesi del mondo.

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