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Luigi Pirandello


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IL FU MATTIA PASCAL

Mattia Pascal vive in un immaginario paese ligure, Miragno, dove il padre, che si era arricchito con i traffici marittimi e il gioco d’azzardo, ha lasciato in eredità alla moglie e ai due figli, siamo probabilmente all’inizio del ‘900, una discreta fortuna. A gestire il patrimonio è un avido e disonesto amministratore, Batta Malagna, la cui nipote Romilda, viene messa incinta da Mattia. Mattia viene costretto a sposare Romilda e a convivere con la suocera, la “vedova Pescatore”, che non manca di manifestare il suo disprezzo per il genero, considerato, non a torto, un inetto.

Del resto, Mattia Pascal è un velleitario, un incapace di adattarsi alle norme e alle regole della vita e proprio per questa sua incapacità finisce col “guardarsi vivere” da una posizione di estraneità e distacco. Difatti, dopo qualche tempo, scontento per il matrimonio infelice funestato dalla morte delle due figliolette, decide di fuggire da questa famiglia che ormai considera solo una prigione da cui evadere e non un nido a cui ritornare.

Arrivato a Montecarlo, in seguito ad una serie di vincite fortunate al Casinò, diventa ricco. Deciso a ritornare a casa per riscattare la sua proprietà e vendicarsi dei soprusi della suocera, un altro fatto muta il suo destino. Legge – per caso – su un giornale che a Miragno è stato ritrovato nella roggia di un mulino, il cadavere di Mattia Pascal.

Allora – il caso – offre a Mattia la possibilità di uscire dalla sua “forma”, la sua famiglia, il suo lavoro, per entrare in un’altra “forma” perché credendolo tutti ormai morto, può crearsi un’altra vita.

Così, con il nome inventato di Adriano Meis, decide di stabilirsi a Roma in una pensione. Si innamora, ricambiato, di Adriana, la dolce e mite figlia del padrone di casa, e sogna di vivere con lei un’altra vita.

Ma presto si rende conto che la sua esistenza è fittizia. Infatti, non essendo registrato all’anagrafe, è come se non esistesse, e pertanto non può sposare Adriana, non può denunciare il furto subito da un losco individuo che gli ruba del denaro, non può svolgere alcuna delle normali attività quotidiane, perché privo d’identità.

Un individuo non può privarsi della sua identità, poiché ciò gli proibisce di vivere innanzitutto alcuni aspetti sociali della vita, e per di più, è impossibile scordarsi della “vita passata”. Mattia rivuole la sua precedente identità, finge un suicidio e ritorna a Miragno come Mattia Pascal.

Arrivato al paese, viene a sapere che la moglie si è risposata col suo amico Pomino e ha avuto una bambina. Capisce allora che tutto quanto è successo durante la sua assenza, gli proibisce di rientrare nella “forma” di Mattia Pascal, la stessa che aveva lasciato. E così, nel ricordo di quello che “fu” Mattia Pascal, si ritira dalla vita e trascorre le sue giornate nella biblioteca polverosa dove lavorava in precedenza a scrivere la sua storia.

LO SPETTACOLO

E’ probabile che qualsiasi messinscena del “Fu Mattia Pascal” esiga, come vuole l’Autore nel suo romanzo, un Io narrante della vicenda, lo stesso Mattia Pascal appunto, che in prima persona ricordi i fatti accaduti: schema che, inevitabilmente, ci avrebbe costretto a un continuo e tortuoso flash-back.

Per evitare il disagio allo spettatore di rincorrere le azioni teatrali in un susseguirsi di tempi e luoghi che si mischiano continuamente tra passato e presente, abbiamo scelto una rappresentazione che offra una sequenza cronologica dei fatti e un ordine preciso dei luoghi, costruiti scenicamente dagli attori durante lo spettacolo, anziché farci condurre attraverso la vicenda dal protagonista stesso.

Anche il nostro testo, data la contemporaneità di diverse azioni, poneva un problema di ambientazione scenografica che avrebbe trovato migliore realizzazione su un set cinematografico. Saranno ancora gli attori a risolvere la questione: i personaggi, quasi in punta di piedi, accompagnano il pubblico attraverso le varie ambientazioni, cambiando le scene senza interrompere la rappresentazione, permettendo il continuo fluire delle emozioni.

Attorno alla doppia vita del nostro Mattia Pascal si muove una serie di personaggi, molti dei quali grotteschi, che ben caratterizzano la società borghese del nascente ventesimo secolo.

Nel rispetto del senso tragicomico dell’Autore, abbiamo lavorato a tutto tondo sui caratteri per offrire un assortimento di interpretazioni che vanno dal comico-burlesco più leggero al drammatico-tragico più intenso. In questo contesto attorale si distingue Mattia Pascal nella sua normalità di comunicazione, che fa da contraltare agli individui che lo contornano: suocere perfide, fidanzate sincere, lestofanti e bari, ingenui e creduloni, mogli indifferenti, falsi amici, medium e via dicendo.

Tutti personaggi che daranno vita a uno spettacolo variegato nei toni, nelle luci e nelle suggestioni di un mondo che oggi ci pare, forse a torto, lontano.

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