LA GIARA
La commedia, di gusto campestre e giocoso, vive tutta nel contrasto fra due personaggi di opposto carattere, pittoreschi rappresentanti di una civiltà contadina, vivacemente messa in evidenza dal colorito dialogo e dalla corale partecipazione agli avvenimenti di tutti gli abitanti del fondo rustico.
I due sono Lolò Zirafa, proprietario della bellissima giara “nuova fiammante”, che si è rotta, e Zì Dima, l’artigiano incaricato di ripararla.
Lolò s’è portato in campagna l’avvocato Scimè e lo perseguita, interpellandolo per ogni fatto anche minimo per difendere i suoi interessi, che sente conti-nuamente lesi.
Un uomo così arrogante, interessato (porta sempre con sé il codice civile) si trova ad avere a che fare con lo scontroso Zì Dima, che alle sue esplosioni d’ira che intimoriscono i contadini, non si scompone affatto e gli risponde sempre per le rime.
Il caso beffardo giuoca un brutto tiro a Lolò Zirafa, la sua giara è eccezio-nalmente stretta di bocca; Zì Dima l’aggiusta da dentro, ma quando fa per uscirne non vi riesce. Alloggio abusivo o sequestro di persona? Ne nasce un paradossale “caso” che diverte l’avvocato Scimè e tutti gli astanti ed esaspera sempre più la contorta coscienza giuridica di Lolò Zirafa.
Per liberare Zì Dima occorrerebbe rompere di nuovo la giara; ma il vecchio conciabrocche non vuol saperne di ripagarla come pretenderebbe Lolò. E decide di rimanere nella giara.
Su consiglio dell’avvocato, Lolò s’allontana, sperando che la notte induca Zì Dima a più miti consigli. Invece lo scanzonato prigioniero organizza un’allegra festa intorno alla giara, acquistando vino e cibarie – è una vera beffa – proprio con le dieci lire che Lolò ha voluto fargli accettare come compenso del suo lavoro, con la riserva mentale di mettersi in regola di fronte alla legge e di acquisire maggiori diritti contro di lui in una civile vertenza.
Il festoso baccano costellato di entusiastici evviva per Zì Dima, tra canti al suono dello “scacciapensieri” e balli intorno alla giara, esaspera Lolò che irrompe con furia fra i festanti e sferra un calcio alla giara, mandandola a rompersi contro un albero. Zì Dima ne esce illeso e trionfante.
Tutti esprimono la loro gioia issandolo sulle spalle e portandolo in trionfo. E’ la gioiosa rivalsa di tutti contro l’arroganza vessatoria di Lolò Zirafa, rappresen-tata con schietta e sorridente arguzia.