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Giandavide Miraglia


Giandavide Miraglia

LA MALIARDA BURLONA

Siamo nella Torino degli anni venti e ci troviamo in casa del simpatico Conte PRESTANTI, ex ufficiale di cavalleria, uomo dal carattere mite e forse troppo bonariamente credulone. Sotto la sua, ma solamente ritenuta da lui, rigida sorveglianza e disciplina, giocano, studiano, crescono e amano le donne della sua casa: sua figlia; la dolce ma non troppo LARA, e sua nipote AMELIA, la nostra “maliarda” per l’appunto.

La commedia mostra il suo carattere scherzoso fin dall’inizio, con la presen-tazione di altri due personaggi assai divertenti: RICCARDO e GIACINTO, spasimanti rispettivamente l’uno di Amelia e l’altro di Lara.

Tutti insieme daranno luogo ad un intreccio di amori segreti che, per rispettare il tono farsesco della commedia, saranno ovviamente contrastati, anche se involontariamente, dal “terribile” padre e tutore, ma che fortunatamente giungeranno al loro felice compimento grazie alla burla ideata dalla nostra Amelia.

Burla che risulterà essere la struttura portante della rappresentazione, burla che ad un certo punto si trasformerà in tranello nel quale tutti, Amelia compresa, ca-scheranno.

Tranello sì, ma forse più semplicemente gioco amoroso, anche se un po’ az-zardato, e che comunque saremo lieti di concedere e perdonare ad Amelia allorché conquistati dal fascino incantatore della bella maliarda.

LA MALIARDA BURLONA gode di una sottile, impeccabile geometria costrut-tiva, capace di dar vita a congegni teatrali tanto perfetti quanto privi di qualsiasi preoccupazione moralistica o verosimiglianza naturalistica tanto cari al grande FEYDEAU.

Le scene si susseguono con meticolosità e precisione estreme e ricche di una sfrenata fantasia comica, capace di rendere accettabili situazioni e soluzioni assurde.

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