GIOCO PERICOLOSO

In molte storie ciò che ci tiene in sospeso non è l’essere all’oscuro, il non sapere; infatti, in “Gioco pericoloso” abbiamo i tasselli della vicenda fin dall’inizio mostrati al pubblico senza che questo diminuisca minimamente la tensione della narrazione.

Bisogna stare attenti quando, anche se per gioco, si discute tra amici sulla possibilità da parte di ognuno di noi di “uccidere qualcuno” impunemente. E’ necessario che la discussione osservi i limiti della sua natura verbale, perché, capita a volte, che dalle parole si passi ai fatti.

E, guarda che combinazione, è proprio ciò che accadrà questa sera a due bellimbusti un po’ troppo convinti di avere un’intelligenza superiore a quella degli altri. Forse per gioco o forse per il solo piacere del gesto, i nostri due uccidono un amico nascondendone il cadavere in una cassapanca del loro salotto, poco prima che arrivino degli ospiti. Ospiti che per tutta la sera si chiederanno come mai non è ancora giunto l’invitato più atteso (se solo sapessero che li ha preceduti e che da tempo è sul fondo della cassa-panca!). L’assurda situazione, quasi grottesca, che viene pian piano delineandosi, tra chi lamenta l’assenza di qualcuno in contrapposizione con la presenza virtuale (e materiale!) di questo qualcuno, ci regalerà momenti di suspense genuina. Si scoprirà mai il cadavere? Saranno smascherati i colpevoli? E’ quel che vedremo quando si intrometterà un’altra “intelligenza superiore”.

Ci resterà comunque l’impressione di un esperimento portato all’eccesso, di una sfida continua all’intelligenza, di un gioco forse veramente un po’ troppo pericoloso.

Il racconto fluisce come un formidabile esempio di scontro psicologico fra i personaggi e di costruzione dell’intreccio in un crescendo di tensione e di drammatica attesa.

Come osservava Hitchcock “molti non sanno che la suspense non è una forma di spettacolo ma è, in sé, lo spettacolo”