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Giandavide Miraglia


Giandavide Miraglia

IL GIUOCO DELL'IGNORANZA

Nel caffè di una stazione ferroviaria di un piccolo centro si incontrano diverse umanità, con i loro problemi, le loro gioie e i loro dolori.

Ed è proprio parlando con estranei, incontrati per caso, che molti personaggi aprono il loro cuore e hanno la forza di confidarsi, di mettere a nudo il loro proprio “io”, anche davanti a problematiche che non dovrebbero esistere ma che sono ben radicate dentro di noi.

Siamo davanti ai difetti del nostro modo di vivere che il grande Pirandello ci ha spiegato molto bene in tutte le sue novelle, romanzi, drammi, e che gli hanno valso il premio Nobel (1934).

Eclatante sarà il caso di chi, ritenuto da tutti uno iettatore, viene emarginato. Questo disgraziato, vittima dell’ignoranza dei suoi concittadini, non accetta passivamente la sua condizione e, sia pur a malincuore, si “vendica” della i-gnorante superstizione che lo emargina e lo fa in un modo tutto particolare.

Ben diverso è il caso di un altro personaggio, uno sfortunato che nel mezzo della vita viene colpito da tumore. E’ persona intelligente, colta, conscio dell’inevitabile e proprio per questo molto attaccato a quel poco che gli resta da vivere. Infatti utilizza tutto il suo tempo nell’analizzare la vita in tutti i suoi aspetti, anche la vita degli altri, immaginando di farne parte e dando peso a tutti quei gesti o azioni che oramai tutti facciamo in modo automatico, perché questi gesti o azioni vengano vissuti pienamente, per arrivare a scoprire se la vita è quel meraviglioso dono che è o se sia vuota e inutile tanto da poterla perdere senza rimpianti.

Le “vittime” delle sue ironiche riflessioni saranno il capostazione, il facchino e un pacifico passeggero che ha perso l’ultimo treno. Il tutto tra l’indifferenza di una fioraia, di una litigiosa coppia appena uscita da teatro e di una vecchietta molto curiosa.

I protagonisti dei due momenti teatrali sono accomunati da una sorte avversa alla quale entrambi si ribellano reagendo però in modo differente. Il primo mettendosi al servizio dell’ignoranza altrui per sfruttarla economicamente, il secondo con il totale rifiuto della sua condizione di malato.