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Molière


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L'AVARO

L’idea per L’AVARO, Molière l’ha avuta leggendo Plauto. Dall’incompiuta Aulularia egli ha preso in parte il personaggio del protagonista, i dettagli del pranzo che offre,lo scontro con il servo e la perquisizione dello stesso,l’idea del furto della cassetta e il conseguente monologo,l’equivoco in cui cadono l’avaro e l’aspirante genero quando questi viene incolpato del furto della cas-setta e crede si stia parlando dell’onore della fanciulla amata.

Individuati gli incidenti e definita la caratteristica fondamentale, il protagonista di questa commedia è diventato, nel tempo, addirittura proverbiale:
Arpagone, questo è il suo nome, è ormai sinonimo di avarizia, simbolo di avidità e possesso. Taccagno per eccellenza, si copre di ridicolo in ogni situazione portando all’esasperazione questo insano amore per la ricchezza e il risparmio che gli fa negare e dimenticare ogni sensibilità, sentimento, dovere verso la sua famiglia.
Molière, come sempre, ci fa sorridere delle debolezze umane, tratteggiando intorno all’ Avaro personaggi altrettanto vivaci, costruendo equivoci, storie di amore segrete e intrighi che si chiariranno poi in un glorioso lieto fine.

LA COMPAGNIA

Il gruppo attorno al quale si è formata la Compagnia ha radici lontane: figli d’arte da numerose generazioni, eredi di quel mondo di attori girovaghi (che ha contraddistinto la matrice teatrale italiana fino a una cinquantina d’anni fa),la Compagnia può vantare più di un secolo di tradizione familiare nel teatro.
Da più di trent’anni il nucleo attuale dedica la sua attività alla messa in scena di testi tra i più significativi nella storia del teatro, partendo dagli autori classici dell’antichità fino ai maggiori drammaturghi del Novecento.
La scelta di presentare allestimenti rigorosi, lontani dalla tentazione di modernizzare le opere, ha incontrato nel tempo il favore del pubblico.

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