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William Shakespeare


William Shakespeare

LA BISBETICA DOMATA

“La bisbetica domata” viene considerata una delle “commedie romantiche” e appartiene alla prima fase della produzione shakesperiana. S’incontra qui, forse per la prima volta, quel modulo che diverrà comune a tutta la produzione successiva; l’allacciarsi di due intrecci, uno maggiore e l’altro minore, che s’intersecano con una fitta successione di scene e una rapida trasformazione di situazioni, offrendo un divertente contrappunto tra il serio e il buffonesco.

Petruccio, gentiluomo di Verona, vuole sposare la bisbetica Caterina, figlia di un ricco padovano e famosa per essere linguacciuta, scortese e insopportabile. Sulle prime egli adotta la tattica di considerarla dolce, gentile e modesta, poi tenta di domarla con prepotenza e rozza brutalità. Intanto Lucenzio, travestito da pedagogo,corteggia la giovane Bianca, sorella di Caterina, e la sposa in barba ai suoi precedenti corteggiatori. Durante una festa Petruccio potrà dimostrare, in virtù di una scommessa, che la terribile bisbetica Caterina è diventata la più tenera e docile delle mogli.

Lo schema del doppio intreccio è preceduto da un prologo, ricco di umorismo e vivacità di dialogo, che aggiunge ulteriore contrasto alla trama. In esso si narra dello scherzo giocato a un calderaio ubriaco da parte di un ricco signore che lo convince di essere un nobiluomo sposato a una gran dama, e comanda ai comici che venga rappresentata una commedia in suo onore: “La Bisbetica Domata”.

Lo spettacolo è impostato sul montaggio di scene rapide, per restituire, dove sia possibile, la convenzione del teatro elisabettiano che faceva seguire le azioni velocemente, senza cambi di scena, senza punti morti, quasi fossero scene di un film.

Il linguaggio di Shakespeare è fatto di tensione, gioco, dramma e ironia; ma è an-che il linguaggio dello scherzo, del gusto nel travestimento e nei caratteri portati all’estremo, che spesso coinvolge lo spettatore a parteggiare per qualche personaggio.

Il cercare di restituire tutto ciò con semplicità e, possibilmente, con fedeltà è forse l’unica maniera per apprezzare il suo teatro dopo più di quattro secoli.

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